La commissione Industria del Parlamento europeo (Itre) ha approvato l'accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio sulla direttiva per le case green
Lunedì 15 gennaio la commissione Itre (Industria, ricerca, telecomunicazioni ed energia) del Parlamento europeo ha votato a maggioranza a favore della bozza di accordo Energy performance of buildings directive (Epbd) raggiunto lo scorso 7 dicembre. Un testo che contiene requisiti di adeguamento energetico, meno stringenti e più flessibili. L’assetto raggiunto a dicembre nel corso dei negoziati tra istituzioni comunitarie continua, insomma, a reggere. Cambiando completamente la rotta del passaggio più rilevante della direttiva, l’articolo 9. Se fino a qualche settimana fa l’ipotesi era stata di indicare dei requisiti stringenti per i singoli edifici, non lasciando spazio ai paesi membri, questo passaggio è stato rivisto, in nome di una maggiore flessibilità.
Con 38 voti a favore, 20 contrari e 6 astenuti, i parlamentari europei hanno dato il via libera alla Direttiva Case Green che mira a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia nel settore edilizio della UE entro il 2030 e a renderlo climaticamente neutro entro il 2050. Il testo prevede nuovi edifici a zero emissioni dal 2030, miglioramento energetico graduale degli immobili esistenti con obiettivi intermedi al 2030 e al 2035, obbligo di installare pannelli solari su alcune tipologie di edifici, progressivo abbandono delle caldaie a gas fino al divieto dal 2040, settore edilizio climaticamente neutro entro il 2050.
Il testo sulla direttiva europea sulle case green passerà a fine febbraio all’esame della Plenaria del Parlamento europeo per il voto decisivo. Si parla ora di consumo medio di energia e non più di classe energetica degli edifici, entro marzo del 2025 “la Commissione dovrà presentare un’analisi sull’utilizzo a vario titolo di fondi europei per il miglioramento delle performance energetiche degli edifici, andando a valutare anche l’integrazione di queste spese con quelle nazionali”. I Paesi membri dovranno fornire “un supporto appropriato ai piani di rinnovamento” e “dare stimolo a strumenti come i mutui verdi”.
I Paesi membri dovranno definire dei piani per la riduzione dei consumi del loro patrimonio edilizio residenziale e con questi piani dovranno stabilire le modalità per raggiungere questi obiettivi. Gli Stati dell’Unione europea dovranno garantire che gli edifici residenziali più inquinanti riducano il consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, gli edifici non residenziali del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033. Entro il 2030, inoltre, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero. Per gli edifici pubblici l’obbligo scatterà a partire dal 2028. L’obiettivo è arrivare ad avere nel 2050 un patrimonio edilizio a zero emissioni.
Ad essere esclusi dagli obblighi di efficientamento sono gli immobili vincolati, gli edifici religiosi, gli edifici temporanei, i siti industriali, gli immobili destinati all’agricoltura, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli edifici autonomi con superficie inferiore ai 50 metri quadri, gli edifici delle forze armate e con scopi di difesa.