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Il futuro della competitività europea: Relazione di Mario Draghi

giovedì 26 settembre 2024

Il futuro della competitività europea: Relazione di Mario Draghi

Il 9 settembre è stato formalmente presentato da Mario Draghi alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen l’atteso rapporto sul futuro della competitività europea.

Il rapporto mette in evidenza il crescente divario di produttività con gli Stati Uniti, la cui economia è oggi più grande del 50% rispetto a quella dell'Ue, nonostante 15 anni fa le due economie fossero alla pari. Per raggiungere gli obiettivi stabiliti in questa relazione, è necessario un investimento aggiuntivo annuo minimo di 750-800 miliardi di euro, in base alle ultime stime della Commissione, corrispondente al 4,4-4,7% del PIL dell'Ue nel 2023.

Le sfide per punti

  1. Divario nell'innovazione: L'UE è in ritardo nelle tecnologie rivoluzionarie, specialmente nei settori digitali/tecnologici. Manca di nuove aziende dinamiche e fatica a commercializzare la ricerca.
  2. Alti costi energetici: Le aziende dell'UE affrontano prezzi energetici molto più alti rispetto ai concorrenti statunitensi, danneggiando la competitività.
  3.  Obiettivi climatici ambiziosi: Gli obiettivi di decarbonizzazione dell'UE sono più aggressivi rispetto ai concorrenti, creando costi a breve termine per l'industria.
  4.  Dipendenze esterne: L'UE dipende fortemente dalle importazioni per materie prime critiche e tecnologie.
  5. Esigenze di difesa/sicurezza: L'instabilità geopolitica sta aumentando i requisiti di spesa per la difesa.
  6.  Venti demografici contrari: Si prevede che la forza lavoro dell'UE si ridurrà, limitando ulteriormente il potenziale di crescita.

Le azioni da mettere in atto vengono articolate in tre aree:

  • colmare il divario d’innovazione. L’Europa deve riorientare profondamente i propri sforzi collettivi per colmare il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina, soprattutto nelle tecnologie avanzate. L’Europa deve sbloccare il proprio potenziale innovativo per non rimanere indietro, in particolare rispetto alla “rivoluzione” dell’intelligenza artificiale, specificando che una parte centrale di questo programma sarà fornire agli europei le competenze di cui hanno bisogno per trarre vantaggio dalle nuove tecnologie, in modo che tecnologia e inclusione sociale vadano di pari passo. Il rapporto sottolinea che l'Europa dovrebbe puntare a eguagliare gli Stati Uniti in termini di innovazione, e puntare a superarli nell'offrire opportunità di istruzione e di apprendimento per adulti, nonché buoni posti di lavoro per tutti lungo tutto l'arco della loro vita.
  • adottare un piano congiunto decarbonizzazione-competitività, coordinando le politiche in modo che i benefici della decarbonizzazione siano orientati agli utenti finali abbattendo il costo dell'energia quale uno dei principali ostacoli alla competitività europea. In proposito il rapporto evidenzia che anche con la recente riduzione dei prezzi dell’energia, dopo l’ultima crisi, le aziende dell'Ue devono ancora affrontare, rispetto a quelli degli Stati Uniti, prezzi dell'elettricità che sono 2-3 volte superiori e prezzi del gas naturale 4-5 volte più alti. Le azioni necessarie dovranno riguardare anche le relative regole di mercato e i profitti catturati dai trader finanziari che aumentano i costi energetici per la nostra economia. Il coordinamento delle politiche per la decarbonizzaizone deve poi concentrarsi sul potenziamento dell’industria per le tecnologie pulite e l’automotive affinché diventi anche una fonte di crescita per l’industria Europa, evitando che una crescente dipendenza dalla Cina nell’approvvigionamento di queste tecnologie, supportate da una concorrenza sponsorizzata dallo Stato cinese, rappresenti una minaccia per le nostre industrie
  • aumentare la sicurezza e la riduzione delle dipendenze. In questo ambito si concentrano le risposte che l’Ue deve dare all’instabilità geopolitica e ai relativi crescenti rischi che aumentano l'incertezza e frenano gli investimenti, che possono determinare shock e arresti improvvisi del commercio, destabilizzando l’economia dell’Ue. Come indica il rapporto, l’Ue deve ridurre le proprie vulnerabilità da coercizione, dovrà coordinare accordi commerciali preferenziali e investimenti diretti con nazioni ricche di risorse, accumulando scorte in aree critiche selezionate creando partnership industriali per garantire la filiera di fornitura di tecnologie chiave, agendo in unità tra Stati membri quale condizione necessaria per creare un forte leva di mercato a benefico dell’Ue nel suo insieme e degli stessi singoli Stati.