L’accordo trovato il 20 marzo e che mantiene un periodo di riferimento che esporrà le produzioni dell'UE a importazioni significative e rifiutando l'inclusione del grano, ha negato le principali modifiche proposte dal Parlamento che avrebbero offerto una protezione sufficiente ai produttori UE del settore agroalimentare.
Infatti, nei negoziati, gli emendamenti chiave votati dal Parlamento europeo in plenaria non sono stati portati avanti, portando a un compromesso debole sugli elementi più consensuali. C’è rammarico sul fatto che non siano stati presi in considerazione i piccoli ma importanti aggiustamenti che avrebbero fornito una soluzione efficace per i produttori europei.
Sebbene l'inclusione di avena, semole e miele e l'accorciamento del periodo di attivazione possano essere accolti con favore, senza la modifica del periodo di riferimento in questione dal 2022/23 al 2021/22/23, l'onere per il settore agricolo dell'UE persisterà. L'inclusione del mais sembra un’operazione di facciata che probabilmente non porterà grandi risultati. Allo stesso modo, l'inclusione di avena e semole, che rappresentano volumi molto più piccoli del grano, non avrà effetti importanti.
La situazione è talmente critica a Bruxelles che il Consiglio, riunito stamattina al COREPER per discutere i risultati del trilogo, ha scelto di rinviare il voto sul compromesso raggiunto alla prossima settimana. Da parte loro, i coordinatori della commissione INTA del Parlamento europeo, con un processo non troppo trasparente nei confronti dei propri membri, hanno deciso di procedere al voto e di approvare l'accordo. Una tale mancanza di ascolto dei produttori, in questo momento, può comportare una minore accettazione nei futuri negoziati sull'integrazione dell'Ucraina nell'UE.
Infine, è importante notare che questo accordo e queste rinnovate ATM saranno molto probabilmente la base per un'ulteriore rinegoziazione dell'accordo di associazione con l'Ucraina, fissando una soglia di riferimento già troppo alta per ottenere l'accettazione dei produttori e dei fabbricanti dell'UE. In questo contesto, è difficile sostenere l'accordo raggiunto nel trilogo.