Prima del voto, Housing Europe, la Federazione europea dell'edilizia pubblica, cooperativa e sociale, ha invitato i membri del Parlamento europeo a sostenere la legislazione, ma li ha avvertiti che la sfida più grande è davanti a noi. In primo luogo, dobbiamo trovare i mezzi per attuare la nuova legislazione, in particolare per quanto riguarda gli edifici a emissioni zero e la rapida riduzione del consumo di energia primaria nell'intero settore residenziale, in modo da consentire transizioni energetiche eque e adattate a livello locale (cioè combinando la necessaria nuova offerta di case a prezzi accessibili con la riduzione delle emissioni di carbonio di quelle esistenti). A questo proposito, non c'è nulla da dare per scontato, non da ultimo a causa del preoccupante contesto in cui versa l'accessibilità economica degli alloggi in Europa.
Come recentemente riconosciuto dai ministri europei dell'edilizia abitativa nella dichiarazione di Liegi, l'Europa sta affrontando una crisi abitativa che colpisce un'ampia fascia della popolazione. Facilitare la costruzione di alloggi accessibili, di qualità e sostenibili sarà una sfida fondamentale per gli anni a venire e il settore dell'edilizia pubblica, cooperativa e sociale dovrà svolgere un ruolo centrale nell'affrontarla. La Direttiva EPBD non dovrebbe quindi essere un catalizzatore per aggravare la crisi abitativa, ma al contrario produrre sistemi abitativi socialmente inclusivi e sostenibili dal punto di vista ambientale.
È quindi fondamentale che il nostro settore disponga di finanziamenti sufficienti per attuare la direttiva EPBD in modo socialmente equo. Oltre ai finanziamenti pubblici e privati, sarà necessario che l'UE stanzi un finanziamento sufficiente (ad esempio con i proventi del sistema di scambio delle quote di emissione) per attivare ristrutturazioni inclusive e costruzioni a emissioni zero. Solo in questo modo la Direttiva EPBD potrà essere un motore per un'edilizia abitativa sostenibile dal punto di vista ambientale e a prezzi accessibili.